sabato 13 ottobre 2012

Spazio alla poesia 2

Una pagina vuota da riempire di parole.
Una pagina bianca su cui tracciare segni neri e significati chiari.
Una pagina invitante di desideri e abbandoni.
Ecco il mio spazio non segreto dedicato alla poesia.
La vostra. La mia.

ATTIMI (amore a prima vista)

Qualche attimo perplesso
distanzia le tue ciglia
dal mio sguardo.

Qualche attimo fugace
e gli occhi di nuovo
si incrociano.

E’ un gioco sottile,
beffardo
tra il detto e l’inteso
tra il plausibile e l’incerto.

Qualche attimo fragile
accende i sogni e i desideri
delle labbra e del cuore.

E così una nuova verità
svelata e seducente
ci assedia e ci invita,

 personaggi in cerca d’amore
estranei fino all’attimo avanti,

a farsi amanti
in brevi
 vivi
eterni istanti.

giovedì 11 ottobre 2012

Spazio alle decisioni

Che periodo! La parola più pronunciata da chiunque in questo periodo e più inflazionata nelle pagine dei giornali è "crisi". La seconda "spread". A seguire "concussione" e "corruzione".  Economicamente parlando le quattro parole sono strettamente correlate. C'è crisi ma non per tutti. C'è crisi ma solo per i comuni mortali. Per coloro che ci governano spesso c'è intangibilità sia da parte della crisi sia da parte della giustizia (anche se sempre meno). 
Milioni di euro stornati dalle casse di regioni, province e stato e talvolta anche di tribunali, enti preposti al recupero delle imposte, oppure milioni evasi da imprenditori nulla facenti ma molto tenenti. 
Allora i soldi ci sono! 
Allora i sacrifici che vengono richiesti (come - solo per fare un esempio - ad anziani pensionati che devono pagare salatissime IMU come seconda casa  di quella abitata se la stessa è di proprietà dei figli - almeno, ai tempi dell'ICI, nella stessa situazione, l'imposta dovuta era calcolata come per la prima casa!) sono non per sanare l'economia ma per mantenere privilegi e privilegiati! 
Allora i sacrifici che stiamo facendo continuando a pagare prezzi inverosimili per un carburante che ci avvelena la vita (in tutti i sensi!), per servizi di base (luce, acqua, gas) che continuano a far decrescere il potere d'acquisto degli stipendi (quando ci sono!), per il pesce che sta scomparendo dal mare ma che ci "farebbe" tanto bene perchè le regole della buona alimentazione lo consigliano almeno due/tre volte alla settimana (ma 2 sogliole e 1 branzino per mangiare poco in 4 x 30/40 euro x 3 volte alla settimana fa uno sforamento di budget impossibile da sostenere per una famiglia media...e non dite di mangiare pangasio perchè non è proprio la stessa cosa non solo per il palato ma anche in termini nutrizionali!), allora tutti questi sacrifici che ci fanno mangiare meno (e questo in sè potrebbe non essere così male) e peggio (e questo sì che è un male che va a danno di salute personale e pubblica), consumare meno (e questo in sè potrebbe anche non essere un male costringendoci a fare scelte più oculate e meno consumistiche!) e peggio (e questo è sì un male!) ci consentono meno possibilità di scelta (e questo è un male che induce la gente comune a scegliere prodotti a basso costo a scapito della qualità e della provenienza che non premia certo il made in Italy ma piuttosto sempre più il made in China), ma soprattutto, confrontati con gli sprechi di cui sopra, ci costringono alla cosa più intollerabile di tutte: sognare meno e sognare peggio. 
I sogni legati al futuro così muoiono. 
I sogni slegati da una possibilità di futuro diventano incubi.
Muoiono le speranze di trovare soluzioni valide per noi e i nostri figli. E se ci viene tolta la libertà di sognare e ci viene invece reso evidente che i nostri sogni vengono traditi senza alcun pudore da coloro nei quali avevamo riposto la nostra fiducia per riuscire a costruire un domani migliore, allora noi siamo morti. 
Non possiamo consentire a nessuno di uccidere lo "spirto guerriero ch'entro ci rugge".
Non dobbiamo permettere a nessuno di valicare il limite del concesso.
Non possiamo dirci morti prima di aver esalato l'ultimo respiro vitale.
Siamo solo un po' storditi e anestetizzati. Tutto sommato quello che sta accadendo e che -possiamo anche azzardarci a dire "fortunatamente"- sta emergendo può essere la "secchiata d'acqua fredda" che ci occorreva per risvegliarci. 
Crisi=separare, scegliere, decidere. Da cosa vogliamo separarci? Cosa vogliamo scegliere? Cosa vogliamo decidere?
Dobbiamo rianimarci, capire cosa fare e farlo.
Trovare la direzione e l'obiettivo. Seguire la strada e perseguire l'obiettivo.
Trovando ancora una volta un sogno che accomuni e ci faccia riscoprire la bellezza di fare qualcosa di utile, buono e giusto.
Tu che sogno hai?
Io sogno una scuola che dia ai suoi futuri cittadini istruzione, cultura, visione globale e senso di apparteneza e di responsabilita nei confronti  di questo Paese.
Sogno una società che integri le culture senza permettere che noi diventiamo una sub cultura di qualcun altro.
Sogno un ambiente dall'aria respirabile senza miasmi spiacevoli o dannosi.
Sogno la  riscoperta della bellezza dell'arte e di un territorio da preservare, valorizzare e promuovere responsabilmente.
Sogno un posto dove l'arte e gli artisti possano rivivere un nuovo Rinascimento, dove mecenati illuminati comprendano che la bellezza (e non la volgarità fatta passare per arte) forse potrà salvarci.
Sogno un posto fatto di nuove costruzioni sagge, che risparmino e si nutrano da sole di sole, di pioggia e di vento senza altri consumi.
Sogno un posto che incentivi queste costruzioni che tengano conto di spazi aperti e di zone adatte alla costruzione senza scendere a compromessi pericolosi.
Sogno un luogo dove donne e uomini non debbano vendere la propria anima oltre al proprio corpo per ottenere visibiltà, consenso e attenzione.
Sogno un luogo dove parola data, reputazione e onore abbiano ancora un senso. 
Sogno un Paese dove se scendono 30 centimetri di neve non si fermi tutto.
Sogno un posto dove la possibilità di intraprendere, di innovare e di realizzare nuove imprese sia resa reale e fattiva senza eccessivi vincoli burocratici ma con il corretto controllo dell'operato imprenditoriale affinchè ognuno contribuisca, in proporzione alla propria crescita, anche alla crescita del sistema.
Sogno un sistema che consenta a noi cittadini di controllare i controllori.
Sogno un posto dove i bambini facciano i bambini.
Sogno un posto dove la politica ritorni ad essere la gestione della cosa pubblica e non di quella solamente economica. 
Sogno un Paese dove la libertà di espressione sia reale.
Sogno un Paese dove uomini e donne possano avere davvero pari opportunità di realizzazione familiare e professionale.
Sogno un luogo dove le mamme che lavorano non debbano  "girare" il loro stipendio ad asili e baby sitter.
Sogno un luogo dove le donne che lavorano possano diventare mamme senza essere penalizzate. Sogno un posto dove le mamme che decidono di fare "solo" le mamme ne abbiano l'opportunità e l'occasione, riconoscendo il lavoro di mamma effettivamente come tale, con retribuzione e sostegno. Stessa cosa per chi decida di fare "solo" il papà.
Sogno un posto dove chiunque possa decidere di avere famiglie numerose tutelando realmente la maternità e la paternità per chi la desidera senza dover scendere a compromessi col budget familiare.
Sogno un posto dove il budget familiare non esista, ma esiste il budget per la famiglia.
Sogno un ambiente pulito dove per lindo intendo fuori e dentro.
Sogno un Paese libero da conformismi inutili e libero da qualsiasi necessità.
Sogno un Paese libero di sognare. E di poter offrire l'idea che i sogni qualche volta possano realizzarsi.
Sogno un Paese che sia la mia casa e il mio spazio.
E tu cosa sogni?
 

 

lunedì 20 agosto 2012

Spazio alla leggerezza

E spazio alle note: estate tempo di tormentoni musicali... Tormento=qualcosa che non ci dà pace, di cui faremmo a meno ma al quale non possiamo sottrarci. 
Penso che tra le canzoni italiane di questa estate ce ne siano due in particolare che oltre ad essere tormentoni estivi rappresentano anche nel testo un tormento interiore (d'amore). 
La prima è di Giorgia con testo di Jovanotti, "Tu mi porti su": dietro una musica allegra e solare (estiva, appunto), il testo ci parla di un nuovo amore che dopo un momento idilliaco in cui "tu mi porti su" ne segue uno di disincanto in cui "poi mi lasci cadere", d'altra parte l'artista ci dice "ah che bellezza ah che dolore così che va la vita così che va l'amore". Ma alla fine volenti o nolenti, si impara a volare, nonostante i tentativi di lasciarci cadere!
L'altra, sulla musica appassionata di una taranta salentina, "Non vivo più senza te" di Antonacci: la canzone nel testo riprende il concetto dell'amore ossessionante che non si può dimenticare, ma che allo stesso tempo si cerca di dimenticare grazie ad un nuovo e fugace amore dove, a una difesa senza armi di un uomo che dice "no signora no", segue un "mi piaci" che non lascia dubbi, insieme alla frase "le cose poi succedono...".
Beh! Tormentoni tormentati, amori amati e odiati. Oggi come migliaia di anni fa, l'universale contrasto d'amore si dispiega nella vita quotidiana. Nei testi di canzoni e nei versi di poeti. 
Oggi Antonacci e Giorgia. 
Ieri, più di duemila anni fa, il poeta romano Catullo scriveva due righe sufficienti nella loro sintesi ad esprimere consapevolmente l'essenza delle difficoltà d'amore "Odi et amo. Quare id faciam fortasse requiris./ Nescio sed fieri sentio et excrucior." "Odio ed amo - insieme. Forse ti chiederai come ciò sia possibile. Non lo so, ma sento che è così e mi tormento". Eccolo il vero tormento, il vero sentirsi ed essere messo in croce dal contrasto dei propri sentimenti e di un amore che prima porta su e poi lascia cadere, espresso da quel verbo duro, "excrucior", che nel suono e nel significato dà immediatamente l'idea del dolore fisico e possente che prende l'anima e la tormenta. 
Oggi come ieri, scrivendo, leggendo o cantando il tormento(ne) possiamo non sentirlo semplicemente spegnendo radio, internet, libri, tv, i-pod... anime e cuore?